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sabato 28 ottobre 2017
di Claudio Fontanini
I, TONYA
Applausi alla Festa del Cinema per il film di Gillespie con una Margot Robbie da Oscar
Un fatto di cronaca che diventa l’emblema del sogno americano (infranto), una storia vera su una figura sportiva controversa e sfaccettata, un film che fonde e confonde i generi e un cast in stato di grazia. Presentato nella selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma, I, Tonya dell’australiano Craig Gillespie
Un fatto di cronaca che diventa l’emblema del sogno americano (infranto), una storia vera su una figura sportiva controversa e sfaccettata, un film che fonde e confonde i generi e un cast in stato di grazia. Presentato nella selezione ufficiale della Festa del cinema di Roma, I, Tonya dell’australiano Craig Gillespie (già fattosi apprezzare per il suo originale Lars e una ragazza tutta sua) racconta la vicenda della pattinatrice sul ghiaccio, Tonya Harding (sullo schermo una Margot Robbie da Oscar) finita nel ’94 al centro di uno dei più grossi scandali sportivi della storia degli Stati Uniti.

Cresciuta sotto le grinfie di una madre virago (la magnifica Allison Janney) che la costringe ad allenamenti durissimi e nessuna distrazione fin da bambina, l’atleta di Portland, con l’aiuto materiale dell’ex marito Jeff Gillooly (Sebastian Stan) causò danni fisici alla sua rivale Nancy Kerrigan dopo una sessione di prove a Detroit e in vista dei campionati nazionali dai quali fu costretta poi a ritirarsi. 
In ballo non c’era solo la convocazione per i Giochi Olimpici invernali di Lillehammer ma anche, e soprattutto, la voglia di essere se stessa e non piegarsi di fronte al volere di una Federazione che sponsorizzava atleti esemplari più che talentuosi. E sì perché la parabola di Tonya è quella di una sportiva poco incline all’apparenza della società dello spettacolo e piuttosto votata alla volontà assoluta di arrivare sul podio della notorietà tramite sacrifici fisici e addestramento maniacale.

Prima atleta americana ad eseguire il triplo Axel durante i campionati nazionali statunitensi del ’91, la protagonista del bellissimo film di Gillespie (in America uscirà il prossimo 8 dicembre mentre in Italia sarà distribuito da Lucky Red) combatte tra sensi di colpa e voglia di emancipazione, affetti mancati e un matrimonio che somiglia più a una fuga (dalla madre castrante) che a una nuova vita sentimentale (schiaffi e pugni regoleranno le sue giornate di coppia). 
Focosa e poco incline alle regole, ossessionata e sboccata (gli insulti ai giudici che in gara non la valutano per i suoi meriti ma per il suo aspetto esteriore), Tonya proverà sulla sua pelle che essere il n.1 non significa sempre essere il più bravo. Nello sport come nella vita.

Aperto dalle interviste confessione dei personaggi che si raccontano come in un falso documentario parlando direttamente allo spettatore, I, Tonya miscela sapientemente dramma sportivo e commedia nera (la seconda parte, con lo squallido e coloritissimo sottobosco di manovali del crimine da strapazzo, sembra provenire da un film dei Coen), liberismo politico (al muro c’è affisso un poster di Reagan) e odissea familiare con stile survoltato (lode al montaggio di Tatiana S.Riegel) e varietà di toni.
Ma il film non sarebbe lo stesso senza l’indimenticabile interpretazione di Margot Robbie (qui anche nelle vesti di produttrice).

Capace di volteggiare sulla pista e davanti alla macchina da presa con una serie di evoluzioni atletiche e fisionomiche davvero impressionanti (indimenticabile il suo viso riflesso nello specchio prima di entrare in gara alle Olimpiadi). 
Con quei falsi sorrisi da regalare a pubblico e giurie che in realtà erano lacrime impossibilitate a uscire dall’anima di una ragazza costretta a crescere troppo in fretta e che finì per riciclarsi come pugile dopo il processo. Perché di cazzotti presi e dati alla vita Tonya ne sapeva abbastanza e perché per essere se stessi il prezzo da pagare è sempre troppo alto. Da non perdere 

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