Il grande Paul Schrader, sceneggiatore - tra gli altri – di “Taxi Driver” e “Toro Scatenato”, e regista, da “American Gigolo” ad “Affliction”, affronta a settant’anni una storia non proprio originale, in Cane mangia cane, firmata dall’ex galeotto, già residente di San Quintino, Eddie Bunker, diventato scrittore proprio in carcere e amato da Tarantino, tanto che gli ha offerto il ruolo di
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Il grande Paul Schrader, sceneggiatore - tra gli altri – di “Taxi Driver” e “Toro Scatenato”, e regista, da “American Gigolo” ad “Affliction”, affronta a settant’anni una storia non proprio originale, in Cane mangia cane, firmata dall’ex galeotto, già residente di San Quintino, Eddie Bunker, diventato scrittore proprio in carcere e amato da Tarantino, tanto che gli ha offerto il ruolo di Mr. Blue ne “Le iene” (Reservoir Dogs) – uscito in Italia una prima volta come Cani da rapina per Vittorio Cecchi Gori, ma diventato cult nella seconda uscita col nuovo titolo. Sceneggiato da Matthew Wilder, il film narra di tre criminali appena usciti di galera si apprestano ad affrontare l’ultimo grande colpo della loro sfortunata esistenza, per finirla forse in modo normale, magari in fuga alle Hawaii.
Troy (Nicolas Cage), mente e stratega della banda, ambisce ad una vita semplice e onesta, forse la redenzione; Diesel (la rivelazione Christopher Matthew Cook), non più così attratto dalla monotona vita provinciale al fianco di una moglie apprensiva e petulante; e l’imprevedibile Mad Dog (Willem Dafoe, volutamente sopra le righe), fragile (psicologicamente) e feroce (assassino), con una vera vocazione sanguinaria. Troy trascina i vecchi compagni in una missione rischiosa ma con infinite possibilità di guadagno: il rapimento di un bambino per conto di un potente signore della droga d’origini greche (lo stesso Schrader che dice di aver proposto il ruolo ad attori e colleghi, da Walken a Scorsese e lo stesso Tarantino).
Però, come di consueto, non tutto fila secondo i piani, anzi, il terzetto di rapitori, tra equivoci e sbagli, viene coinvolto in una serie di sparatorie, agguati, inseguimenti, che preannunciano una brutta fine. Se Paul Schrader non è Quentin Tarantino, Dog Eat Dog (titolo originale) è un film in un certo senso insolito per l’autore, nonostante le atmosfere siano più anni Settanta che Novanta (il libro uscì nel 1999), tra squallore e pessimismo, fumetto e hard boiled, humour nero e anarchia (di forma e contenuti). Tanto da ricordare i suoi primi film da regista, attraverso i riferimenti cultural-calvinisti sul sesso, il complesso di colpa, il perdono (ma anche la vendetta) e la voglia di redenzione. E anche attraverso l’uso dei colori (pastello) e del bianco e nero, così come le riprese che si rifanno al cinema ‘psichedelico’ e poliziesco di allora.
Non a caso il film – presentato in chiusura della Quinzaine des Realisateurs 2016 del Festival di Cannes - si apre con una dibattito tivù sul porto d’armi, seguita da un massacro in una stanza rosa confetto (Mag Dog uccide l’amante e la figlia adolescente), e si chiude con un discorso sulla giustizia, in seguito a omicidi gratuiti da parte della polizia, in cui viene rievocato il mitico Bogart, idolo del criminale Troy/Nicolas Cage. “Tutto quello che volevo era quello che vogliono tutti”, dice in chiusura. E tutti siamo in bilico tra Bene e Male, quindi la giustizia non è uguale per tutti, anche se lo desideriamo. Nel cast anche Omar J. Dorsey (Moon Man), Louisa Krause (Zoe), Melissa Bolona (Lina), Reynaldo Gallegos (Chepe), Chelcie Lynn (Sheila), Ali Wasdovich (Melissa), Louis Perez (Brennan).
Nelle sale italiane dal 13 luglio distribuito di Minerva Pictures |