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giovedì 1 giugno 2017
di José de Arcangelo
WONDER WOMAN
Il personaggio creato da William Moulton Marston per DC Comics finalmente debutta al cinema
Una piacevole sorpresa l’esordio sul grande schermo di Wonder Woman, non solo perché si tratta della sua prima volta al cinema (negli anni Settanta c’è stato un serial con Lynda Carter), ma soprattutto perché si discosta dalle ormai troppe trasposizioni cinematografiche dei supereroi dei fumetti (tutte azioni ed effetti speciali e poca sostanza) riportando
Una piacevole sorpresa l’esordio sul grande schermo di Wonder Woman, non solo perché si tratta della sua prima volta al cinema (negli anni Settanta c’è stato un serial con Lynda Carter), ma soprattutto perché si discosta dalle ormai troppe trasposizioni cinematografiche dei supereroi dei fumetti (tutte azioni ed effetti speciali e poca sostanza) riportando il gusto dell’avventura d’altri tempi attraverso la mitologia (classica) e la storia dell’umanità.
Infatti, si parte alla ricerca delle radici dell’eroina, Diana, principessa delle Amazzoni, figlia di Ipolita (Connie Neilsen) e nipote di Antiope (Robin Wright), cresciuta nell’isola remota – ma naturalmente in un luogo imprecisato dell’Europa - di Themyscire, e addestrata a diventare una guerriera invincibile dalla zia, nonostante il parere contrario di sua madre, la regina.

Un giorno precipita al largo dell’isola il pilota americano Steve Trevor (Chris Pine) e racconta di un enorme conflitto scoppiato nel mondo degli uomini. Diana (Gal Gadot, già Miss Israel) convinta che si tratti di un piano di Ares – dio della guerra – decide di lasciare la casa in compagnia di Steve per porre fine alla minaccia contro il genere umano.
E, piombata nella Londra della Grande Guerra, non solo scoprirà con meraviglia il nostro mondo del 1918, ma combatterà a fianco dell’uomo in una guerra che metta fine a tutte le guerre, scoprendo i suoi poteri e il suo vero destino.

Dal personaggio creato da William Moulton Marston per DC Comics e da un soggetto di Zack Snyder & Allan Heinberg e Jason Fuchs, Wonder Woman è stato sceneggiato da Allan Heinberg con l’ironia e la fantasia giusta, recuperando il sottile femminismo dell’originale che la regista Patty Jenkins (da “Monster” al televisivo “The Killing”) ha portato sullo schermo con il tono azzeccato – oltre a tocco femminile che si sente -, senza retorica né eccessi di azione (che comunque c’è) e utilizzando gli effetti speciali digitali nel modo migliore E, l’ormai finale pirotecnico, è più misurato del solito.

Però è anche il personaggio di Wonder Woman/Diana – concentrato di potenza e grazia, ingenuità e saggezza – a rievocare le qualità ispiratrice intrinseche di una delle più grandi supereroine (comunque sono ancora in minoranza rispetto ai supereroi) di tutti i tempi, famosa in tutto il mondo, simbolo globale di forza ed uguaglianza da oltre 75 anni, doppio femminile ideale di Superman.
I supereroi hanno fatto parte della vita di molti di noi – afferma la regista Jenkins -; è quella specie di fantasia che ci fa dire come sarebbe se io fossi così potente e invincibile e se io potessi vivere un’esperienza così eccitante e compiere azioni eroiche? Avevo sette anni quando ho letto per la prima volta Superman e mi ha sconvolto la vita perché io mi sentivo Superman. Il personaggio ha catturato esattamente quello in cui credevo allora e in cui credo ancora oggi: cioè che c’è una parte in ogni essere umano che desidera riuscire a migliorare il mondo”.

Poi è arrivata Wonder Woman – prosegue -. Ho visto la serie tv e lei era tutto ciò che una ragazza può aspirare a diventare: forte e gentile, eccitante e di stile, potente e risoluta oltre che combattiva come un uomo. Una tosta ma che si batte per l’amore, il perdono e la benevolenza in un mondo molto complicato. Per me è stato un grande onore poter realizzare un film su una supereroina che crede in questi valori importanti”.
Nel cast ci sono anche ‘i cattivi di turno’ Danny Huston (Ludendorff), da “X-Men: le origini” ad “American Horror Story”; e la spagnola Elena Anaya (Dr. Maru), già protagonista di “La pelle che abito” di Pedro Almodovar; David Thewlis (Sir Patrick), dall’ultimo “Macbeth” alla saga di “Harry Potter”, per ricordare solo gli ultimi; Ewan Bremner (Charlie), i due “Trainspotting”; Said Taghmaoui (Samir), da “L’odio” a “Lost”; Lucy Davis (Etta), da “L’alba dei morti dementi” a “The Office” in tv; Eugene Brave Rock (Capo), indiano d’America della Blackfoot Confederacy.

Nelle sale italiane dall’1 giugno distribuito da Warner Bros. Pictures


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