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mercoledì 12 aprile 2017
di José de Arcangelo
MOGLIE E MARITO
Kasia Smutniak e Favino protagonisti di un film dove uno finisce nel corpo dell’altra e viceversa
E’ dai tempi di “Nei panni di una bionda” di Blake Edwards (1991) che il cinema affronta il cambio d’identità, anzi d’anima, in commedia, da cui è nato un vero e proprio filone fino a “Nei panni dell’altra” di Pip Karmel (1999), ma si trattava nel primo di un maschio che si trovava nel corpo di una donna, nel secondo di una donna in un’altra, ma uno scambio totale di coppia, forse è la prima volta n “Moglie e Marito”
E’ dai tempi di “Nei panni di  una bionda” di Blake Edwards (1991) che il cinema affronta il cambio d’identità, anzi d’anima, in commedia, da cui è nato un vero e proprio filone fino a “Nei panni dell’altra” di Pip Karmel (1999), ma si trattava nel primo di un maschio che si trovava nel corpo di una donna, nel secondo di una donna in un’altra, ma uno scambio totale di coppia, forse è la prima volta in Moglie e Marito di Simone Godano, sceneggiato da Giulia Steigerwalt e Carmen Danza (anche il soggetto è loro) con la collaborazione di Daniele Grassetti.
Però la lunga serie di ‘scambi’ era nata nel lontano 1976 con “Tutto accadde un venerdì” di Gary Nelson, una madre e la figlia adolescente si trovavano l’una nel corpo dell’altra; rivisitata poi in chiave maschile in “Viceversa” di Brian Gilbert (1988), con un padre e il figlio.

Moglie e marito è, invece, una commedia leggera che sfrutta gli equivoci e i guai che può provocare uno ‘scambio’ del genere, ma in tono per niente sofisticato e con tempi comici non sempre brillanti, anzi.
Una buona fattura serve da cornice ad una commedia ambiziosa che però non mantiene tutto quel promette, anche se la coppia protagonista Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino se la cavano bene con la scambio di ruoli (genere), così la prima diventa una sorta di maschiaccio nel sensuale e affascinante ruolo del ‘marito’ e il secondo offre una sensibilità, un po’ sopra le righe, nei panni della ‘moglie’, sfiorando la macchietta. Quasi che il femminile sia equivalente di mossette e moine e il maschile deva essere per forza rozzo e volgare.

Sofia
e Andrea sono una bella coppia, anzi erano un esempio. Ma dopo dieci anni di matrimonio e con due figli piccoli, pensano al divorzio. Infatti, li conosciamo in vivace terapia di coppia avviata verso la separazione. Però, in seguito a un esperimento scientifico di Andrea, si ritrovano improvvisamente uno dentro il corpo dell’altra.
Quindi, Andrea è Sofia e Sofia è Andrea. Senza via d’uscita possibile, almeno nei primi tempi, e sperando in una soluzione, devono affrontare ognuno l’esistenza e la quotidianità dell’altro. Lei nei panni di lui, geniale neurochirurgo che porta avanti una sperimentazione sul cervello umano; lui nei panni di lei, ambiziosa conduttrice di talk show in ascesa.

Ho sempre pensato – dice il regista -, sin dalla prima lettura del copione, che l’elemento trainante e ‘sorprendente’ potesse essere quello di raccontare questa storia utilizzando un registro realistico, vicino ai personaggi, sincero”.
Allora – prosegue – ho unito i diversi elementi, lasciando gli attori liberi di vivere questa esperienza, costruendo attorno a loro un mondo stratificato che raccontasse la loro vita non solo presente, ma anche passata. Trasformare quindi un film ‘supernatural’, in un film sulle relazioni, sulla crisi, sull’amore che muore e rinasce attraverso la scoperta dei punti di vista reciproci. In sostanza utilizzare il genere per creare una romantic comedy, così come faceva intelligentemente il testo”.

Graffiante ma non troppo, Moglie e Marito, infatti, in sottofondo accenna al fatto che, forse, l’unico modo per capirsi fino in fondo bisogna vivere qualche giorno l’uno (maschio) nel corpo dell’altra (femmina) e viceversa. Peccato che il tutto abbia appena un velo di sottile ironia e, perché no, di genuino grottesco, dato che l’argomento offriva l’occasione di utilizzarli al massimo.
Un copione da screwball comedy nemmeno rivisitato in chiave da commedia all’italiana. Dispiace perché in questo modo tutto o quasi resta nelle mani, anzi nei ‘panni’ degli attori. Nel cast Valerio Aprea (Michele, collega e amico di lui), Sebastian Dimulescu (Tommaso), Gaetano Bruno (Cristian), Francesca Agostini (Anna), Paola Calliari (Angelica), vista recentemente in “The Startup”; Marta Gastini (Maria) e Flavio Furno (Luca). Le musiche, mai ingombranti, sono di Andrea Farri, mentre la fotografia è firmata da Michele D’Attanasio.

Nelle sale italiane dal 12 aprile distribuito da Warner Bros. Pictures

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