Torna The Ring arrivato al terzo capitolo americano partendo sempre dallo stesso spunto, ovvero dal video maledetto seguito dalla fatidica telefonata che annuncia la morte allo scadere del settimo giorno. Un discreto horror firmato dallo spagnolo F. Javier Gutierrez (autore del pluripremiato “3 Dias”), sempre ispirato al romanzo omonimo (di Koji Suzuki) e al film (“The Ring/The Spiral” di Takashi Shimizu) giapponesi. Come di consueto, cambiano ambiente e personaggi. Dopo un prologo – in aereo – che ricorda o spiega, a chi non ha mai visto un film della saga, lo spunto originale, si passa al ritrovamento del videoregistratore e della cassetta da parte di un professore universitario.
A questo punto inizia la vera e propria storia dei protagonisti. Una ragazza, Julia (Matilda Lutz), si congeda dal suo ragazzo, Holt (Alex Roe), in partenza per il college. Dopo qualche giorno, quando non riceve più telefonate da lui e diventa irraggiungibile, decide di recarsi direttamente all’università. Scopre così che il suo fidanzato si è appassionato ad una oscura credenza intorno alla misteriosa videocassetta. Infatti, il giovane e il professore, Gabriel (Johnny Galecki), stanno portando avanti un esperimento per capire le origini e disinnescare l’effetto mortale del video. Ma, visto che sono ancora su una via senza uscita, Julia decide di sacrificarsi per salvare il suo fidanzato. In questo modo, fa una scoperta sconvolgente: c’è un “film nel film”, ovvero una nuova terribile storia, che nessuno ha mai visto prima...
E’ dal 2002 che lo spirito vendicativo di Samara Morgan ha devastato le anime curiose dei malcapitati che sono incappati nella sua malefica videocassetta, e per questo lo spunto – come anticipavamo – è sempre lo stesso, anche se poi non vengano chiaramente spiegati i collegamenti tra le due ‘vicende’ intrecciate. Però lo scoprirete e/o lo interpreterete secondo il vostro punto di vista. Anche perché, forse, alla fine i conti non tornano, ma se il cinema è fiction, a maggior ragione in un horror, più ‘investigativo’ che splatter, non tutto ha sempre una spiegazione plausibile.
Del resto The Ring 3 (Rings) – sceneggiato da David Loucka, Jacob Estes e Akiva Goldsman - già nel titolo originale è al plurale, e in quanto a suspense e ritmo funziona ancora perché è sempre inquietante il rapporto tra tecnologia e psicologia. Gutiérrez, infatti, dichiara che il rapporto tra tecnologia e moralità ha giocato un ruolo fondamentale nella sua scelta di portare avanti la storia originale di Samara. “Cultura vuole – afferma -, che siamo ossessionati dai video, e l’uscita dei primi capitoli di The Ring, ha in qualche modo condizionato il nostro approccio nel guardarli. Un tempo si seguiva un certo rituale: si sceglieva un nastro dallo scaffale, a volte lo si doveva riavvolgere o regolare il tracking... era tutta una questione di tempo; mentre oggi, si preme un pulsante dei vari dispositivi, e immediatamente si riproduce un video”. Nel cast Aimée Teegarden (Skye), Bonnie Morgan (Samara), Chuck Willis (Blue), Patrick R. Walker (Jamal), Zach Roerig (Carter), Laura Slade Wiggins (Faith) e, soprattutto, il grande Vincent D’Onofrio (Burke).
Nelle sale italiane dal 16 marzo distribuito da Universal International Pictures Italia |