Nel nuovo film di Zhang Yimou l’ispirazione viene dall’antica muraglia cinese – una delle sette meraviglie del mondo -, una difesa costruita in millecinquecento anni e lunga 5.500 miglia, perciò velata da una misteriosa patina fra storia e leggende. The Great Wall si ispira naturalmente a una di queste leggende e nella sceneggiatura di Carlo Bernard, Tony Gilroy e Doug Miro (da un soggetto di Edward Zwick, Max Brooks e Marshall Herskovitz) ne viene fuori un mix tra fantasy e action movie i cui riferimenti (soprattutto della storia) vengono da “La storia fantastica” di Rob Reiner (1987), addirittura da “La leggenda dell’arciere di fuoco” (1950) di Jacques Tourneur, dai tanti film di arti marziali (degli ultimi anni) e anche dai diversi fantasy, appunto, con magnifiche strutture difensive ed eserciti di mostri soprannaturali, sorta d’incrocio fra dinosauri e ‘alien’ (da film omonimo).
Il leiv motiv stavolta è la fiducia perché, naturalmente, il mercenario si rivelerà un eroe disposto a rinunciare all’avidità (obiettivo del loro viaggio è la polvere nera, ovvero la polvere da sparo allora sconosciuta in occidente) per salvare il mondo. William Garin (Matt Damon) è un mercenario che, dopo aver combattuto in numerose battaglie in cui si é distinto per le sue abilità di arciere, viene fatto prigioniero da un misterioso esercito composto da ottimi guerrieri, conosciuto come l’Ordine Senza Nome, guidata dal generale e stratega Wang (il noto Andy Lau, da “La foresta dei pugnali volanti” a “Detective Dee”) e dalla coraggiosa comandante Lin Mae (Tian Jing).
Stabilitisi in un’enorme fortezza, i guerrieri combattono per proteggere l’umanità da forze soprannaturali su una delle più incredibili strutture difensive mai costruite: la Grande Muraglia. E, nella nuova avventura, Garin è accompagnato dall’unico sopravvissuto della sua nuova impresa, Pero Tovar (Pedro Pascal), un duro e ironico spagnolo divenuto fratello d’armi di William e da Ballard (Willem Dafoe), un misterioso occidentale prigioniero nella fortezza che da tempo progetta la fuga. Quindi, un grande spettacolo – come i kolossal di una volta - da godere in 3D per i magnifici scenari, molti dei quali ricostruiti in digitale, mostri e muraglia inclusi, e le scene di massa anch’esse riprodotte e raddoppiate con la stessa tecnica.
Dello stile e delle tematiche del grande autore cinese anni Novanta, restano una grande professionalità e la direzione degli attori visto che ormai è alle prese con un cast internazionale ben affiatato ed efficace che offre qualche momento di ironia. E’ una storia d’amore (e d’armi) appena accennata. Però mancano le vere emozioni, fagocitate dagli effetti speciali. Nel cast anche Hanyu Zhan (generale Shau), Lu Han (Peng Yong), Kenny Lin (Chen), Eddie Peng (Wu), Xuan Wang (Deng), Ryan Zheng (Shen), Pilou Asbaek (Bouchard) e Numan Acar (Najid). La fotografia è firmata a quattro mani da Stuart Dryburgh e Xiading Zhao, mentre il montaggio è di Mary Jo Markey e Craig Wood, e le musiche di Ramin Djawadi.
Nelle sale italiane dal 23 febbraio distribuito da Universal International Pictures Italia
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