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martedì 6 dicembre 2016
di Silvia Di Paola
SHUT IN, PARLA NAOMI WATTS
"Per me è molto difficile riguardarmi sullo schermo" dice l’attrice, presentando il suo ultimo film
Che cosa succede se un incubo che si ripete ossessivamente diventa realtà? Nella realtà ti consigliano un po’ di riposo e un buono psicologo, nella vita cinematografica le cose sono più semplici e, insieme, più complicate di cosi. Non per nulla si chiamano favole, a volte thriller come nel caso dell’ansiogeno ’Shut in’ di Farren Blackburn
Che cosa succede se un incubo che si ripete ossessivamente diventa realtà? Nella realtà ti consigliano un po’ di riposo e un buono psicologo, nella vita cinematografica le cose sono più semplici e, insieme, più complicate di cosi. Non per nulla si chiamano favole, a volte thriller come nel caso dell’ansiogeno Shut in di Farren Blackburn, interpretato da Naomi Watts (affiancata da Oliver Platt e Jacob Tremblay) nei panni di una psicologa infantile che vede la sua vita stravolta dopo un incidente d’auto seguito da morti, apparizioni e rivelazioni.

Ma cosa puoi dirci Naomi Watts del suo personaggio?
Interpreto una psicologa infantile che in un incidente d’auto perde il marito mentre il  figliastro rimane in stato vegetativo. A un certo punto resto coinvolta nella sparizione di un mio giovanissimo paziente, il piccolo Tom, e da lì inizio a sentirmi perseguitata da strani eventi che condurranno ad un’agghiacciante scoperta che lascerà tutti senza fiato

Dove avete girato il film?
A Montreal, in Canada. Era inverno e abbiamo spesso girato in circostanze davvero estreme. Con temperature sotto lo zero, nel cuore della notte, correndo in mezzo ai boschi. Vi assicuro che le scene in cui tremo dal freddo e batto i denti non sono per niente finte, stavo sul serio morendo dal freddo!

Qual è stata la parte più difficile del film?
Direi le scene della vasca da bagno. Vedi, quando accetti di girare un horror o un thriller, e io ne ho girati parecchi, e nella sceneggiatura leggi che ci saranno delle scene nella vasca da bagno, sai già che è lì che succederanno le cose più pericolose e quelle più brutte per la protagonista. Devi aspettarti il peggio. Sei nuda, è il momento in cui sei più vulnerabile, più rilassata e tranquilla. È tutto all’improvviso ti succede qualcosa. Personalmente capisco l’importanza di questo tipo di scene all’interno del genere horror, non mi spaventa girarle. Le scene della vasca da bagno di Shut In si sono svolte per 3 giorni, e io sono rimasta troppo dentro la vasca per non perdere troppo tempo. Alla fine sembravo un’enorme prugna secca.

Com’è stato lavorare con  Jacob che ha solo 10 anni?
Lui è fantastico, è un attore fatto. Mi ha dimostrato subito di avere un gran talento recitativo, fin dal primo momento davanti la cinepresa. E poi è molto concentrato e orientato su quello che stava facendo. Non potevo chiedere di meglio

Ti guardi spesso nei film in che hai girato?
Per me è molto difficile riguardarmi sullo schermo, preferisco sempre fare passare un bel po’ di tempo dal momento della realizzazione a quello della visione del film. La cosa che mi piace di più è quando sono a casa sul divano, anni dopo averlo fatto, e cambiando i canali ti imbatti in un tuo film. E allora pensi Wow!! Perché hai quasi dimenticato quell’esperienza, dopo tutto quel tempo, e la cosa bella è che la distanza crea un’esperienza diversa e del tutto nuova

Hai recitato in più di 50 film, quanto è difficile conciliare lavoro e famiglia?
Credo che sia tutta questione di organizzazione e bilanciamento, l’unica cosa certa è che lo devi fare veramente bene. Adesso sono sul set di uno show per Netflix, Gypsy, ed è fantastico perché giro nella mia città. Viviamo a New York, i nostri figli vanno a scuola lì, ed in questo caso è una situazione perfetta, lavorare nella città in cui, magari fosse sempre così ma, invece, di solito devo allontanarmi da casa mia ed è  con i figli più complicato

C’è un consiglio che oggi daresti a te stessa?
Sì. Quando ero giovane ho fatto diversi lavori prima di intraprendere la mia carriera da attrice, e credo, perché non avessi abbastanza fiducia in me stessa. Se potessi tornare indietro mi direi: credi nei tuoi sogni, sono lì per un motivo!

 
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Foto dall’Ufficio Stampa

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