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giovedì 24 novembre 2016
di José de Arcangelo
Monte
Amaro dramma della sopravvivenza che si fa arte dell’immagine nel bel film di Amir Naderi
Presentato nella selezione ufficiale (fuori concorso) alla 73.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e acclamato dalla critica americana, approda nelle sale il primo film italiano dell’iraniano Amir Naderi Monte. Un dramma senza tempo sull’eterna lotta per la sopravvivenza che diventa metafora attraverso un’ossessione – costante dell’autore -, perché se cambiano secolo e ambiente, è una sempre dura e insostenibile lotta quando non si può avere nemmeno la luce del sole.
In un passato remoto, anzi in un cupo medioevo, in un villaggio semi-abbandonato ai piedi di un’imponente montagna vivono Agostino (Andrea Sartoretti), la moglie Nina (Claudia Potenza) e il figlio Giovanni (Zaccaria Zanghellini per la prima volta schermo).

La montagna si erge come un muro contro i raggi del sole, che non arrivano mai a illuminare la loro terra, ridotta a pietre e sterpaglia, perché nemmeno l’acqua ci arriva che raramente. Un uomo e la sua famiglia, la loro sfida quotidiana per abbattere la montagna, la sua forza ancestrale e riportare la luce.
L’essenzialità di un’esistenza in Naderi diventa arte dell’immagine, poetica della sopravvivenza, in un mondo, allora come oggi, che considera l’Altro – nel caso specifico, il povero -, un diverso, un nemico da cacciare, perseguire o persino da uccidere.

Un dramma, anzi una tragedia cupa e amara perché mostra come la povertà sia ancora considerata una ‘colpa’ che va punita anziché risanata. Vista da questo punto di vista, la montagna da abbattere sono l’indifferenza e l’ipocrisia della società e delle istituzioni. E, come nel ‘magico finale’, colpo su colpo la si può far crollare. Forse.
Per rendere qualcosa possibile in ogni momento – dice Naderi nelle note -, paga con il tuo cuore, abbi fede e sii paziente. Non mollare finché non ci arrivi. Perché questo è il dono dell’essere umano: la sfida”.
Quindi, vero cinema e proprio un film d’autore, probabilmente duro e ostico per il grande pubblico, ma pur sempre suggestivo visivamente, intenso e potente nel contenuto che, nell’uso di luce e ombra, si ispira ai maestri dell’arte italiana. Inoltre i protagonisti, oltre che azzeccati, sono bravi.

“L’Italia, con la sua cultura – dichiara il regista de Il corridore, Manhattan by Numbers e Cut -, la sua lunga storia e il suo background complesso, è uno dei paesi più interessanti al mondo. Sono convinto che più di qualsiasi altro paese abbia prodotto geni che hanno cambiato il corso della civiltà. Questa è la ragione per cui questa volta ho scelto di girare il mio nuovo film qui”.
E Naderi non l’ha solo diretto, ma anche scritto, montato ed è autore del sound design, mentre l’efficace fotografia è di Roberto Cimatti che crea l’atmosfera ora reale ora surreale.

Monte – coproduzione tra Italia, Francia e Usa - è stato girato quasi interamente sulle montagne dell’Alto Adige, a oltre 2.500 metri d’altezza sul gruppo montano del Latemar, e in Friuli Venezia Giulia, nei comuni di Erto e Casso e a Sott’Anzas, il progetto ha coinvolto un cast – che conta con l’amichevole partecipazione di Anna Bonaiuto - e una troupe interamente italiani, tra i quali Monica Trappolini a capo del dipartimento costumi, Daniele Frabetti alla scenografia e Gianfranco Tortora per il suono.
Durante il Festival, la Biennale di Venezia e Jaeger-LeCoultre hanno assegnato al regista iraniano Amir Naderi il Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker, dedicato a una personalità che ha segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.

Nelle sale italiane dal 24 novembre distribuito da ASAP Cinema Network

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http://www.asapcinema.com

 
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