Presentato nella selezione ufficiale (fuori concorso) alla 73.a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e acclamato dalla critica americana, approda nelle sale il primo film italiano dell’iraniano Amir Naderi Monte. Un dramma senza tempo sull’eterna lotta per la sopravvivenza che diventa metafora attraverso un’ossessione – costante dell’autore -, perché se cambiano secolo e ambiente, è una sempre dura e insostenibile lotta quando non si può avere nemmeno la luce del sole. In un passato remoto, anzi in un cupo medioevo, in un villaggio semi-abbandonato ai piedi di un’imponente montagna vivono Agostino (Andrea Sartoretti), la moglie Nina (Claudia Potenza) e il figlio Giovanni (Zaccaria Zanghellini per la prima volta schermo).
La montagna si erge come un muro contro i raggi del sole, che non arrivano mai a illuminare la loro terra, ridotta a pietre e sterpaglia, perché nemmeno l’acqua ci arriva che raramente. Un uomo e la sua famiglia, la loro sfida quotidiana per abbattere la montagna, la sua forza ancestrale e riportare la luce. L’essenzialità di un’esistenza in Naderi diventa arte dell’immagine, poetica della sopravvivenza, in un mondo, allora come oggi, che considera l’Altro – nel caso specifico, il povero -, un diverso, un nemico da cacciare, perseguire o persino da uccidere.
Un dramma, anzi una tragedia cupa e amara perché mostra come la povertà sia ancora considerata una ‘colpa’ che va punita anziché risanata. Vista da questo punto di vista, la montagna da abbattere sono l’indifferenza e l’ipocrisia della società e delle istituzioni. E, come nel ‘magico finale’, colpo su colpo la si può far crollare. Forse. “Per rendere qualcosa possibile in ogni momento – dice Naderi nelle note -, paga con il tuo cuore, abbi fede e sii paziente. Non mollare finché non ci arrivi. Perché questo è il dono dell’essere umano: la sfida”. Quindi, vero cinema e proprio un film d’autore, probabilmente duro e ostico per il grande pubblico, ma pur sempre suggestivo visivamente, intenso e potente nel contenuto che, nell’uso di luce e ombra, si ispira ai maestri dell’arte italiana. Inoltre i protagonisti, oltre che azzeccati, sono bravi.
“L’Italia, con la sua cultura – dichiara il regista de Il corridore, Manhattan by Numbers e Cut -, la sua lunga storia e il suo background complesso, è uno dei paesi più interessanti al mondo. Sono convinto che più di qualsiasi altro paese abbia prodotto geni che hanno cambiato il corso della civiltà. Questa è la ragione per cui questa volta ho scelto di girare il mio nuovo film qui”. E Naderi non l’ha solo diretto, ma anche scritto, montato ed è autore del sound design, mentre l’efficace fotografia è di Roberto Cimatti che crea l’atmosfera ora reale ora surreale.
Monte – coproduzione tra Italia, Francia e Usa - è stato girato quasi interamente sulle montagne dell’Alto Adige, a oltre 2.500 metri d’altezza sul gruppo montano del Latemar, e in Friuli Venezia Giulia, nei comuni di Erto e Casso e a Sott’Anzas, il progetto ha coinvolto un cast – che conta con l’amichevole partecipazione di Anna Bonaiuto - e una troupe interamente italiani, tra i quali Monica Trappolini a capo del dipartimento costumi, Daniele Frabetti alla scenografia e Gianfranco Tortora per il suono. Durante il Festival, la Biennale di Venezia e Jaeger-LeCoultre hanno assegnato al regista iraniano Amir Naderi il Premio Jaeger-LeCoultre Glory to the Filmmaker, dedicato a una personalità che ha segnato in modo particolarmente originale il cinema contemporaneo.
Nelle sale italiane dal 24 novembre distribuito da ASAP Cinema Network |