Un carcere a cielo aperto su un’isola incontaminata, un naufragio che accomuna camorristi in fuga e attori spiantati e un omaggio a Shakespeare ed Eduardo giocato sul sottile confine che divide l’Arte dalla vita, il vero dal verosimile. Presentato alla Festa di Roma 2015, La stoffa dei campioni di Gianfranco Cabiddu è un sentito ed affettuoso affresco picaresco che punta forte sul realismo magico, tra atmosfere sognanti e natura aspra e selvaggia.
Giunti all’Asinara dopo essere miracolosamente scampati alla morte dopo la tempesta che ha distrutto la nave sulla quale viaggiavano, un tris di guappi (a capeggiarli un magnifico Renato Carpentieri) prende in ostaggio una compagnia teatrale (il capocomico è un impagabile Sergio Rubini) imbarcatasi in incognito e si presenta davanti al direttore del carcere (Ennio Fantastichini) che li attendeva ma non ne conosce le facce. Attori e impostori si mischiano così davanti agli occhi severi dell’uomo di legge, che ama il teatro e ha già un bel daffare con le smanie della figlia adolescente (Gaïa Bellugi) alla quale l’isola comincia a stare stretta.
Come smascherare i buoni dai cattivi? Facendoli recitare ovvio ed ecco che la messinscena de La tempesta diventa un esame in palcoscenico per non finire dietro le sbarre. Peccato che la rappresentazione, per volere del boss che non si sente all’altezza (“Più marce sono le mele meno si pretende dal cesto…”), avviene in napoletano e così, dietro quei costumi e quelle scene improvvisate, nascondersi non sarà poi così difficile…
Tra dubbi e menzogne, riti e scaramanzie, improvvisazioni non richieste e tempo che si dilata, difficoltose distribuzioni di ruoli e mito del buon selvaggio, evasioni immaginarie e una storia d’amore che si fa metafora di libertà, il film di Cabiddu- ambientato nel primo dopoguerra- vola alto sui versi del Bardo e di Eduardo (il regista, a 29 anni, è stato l’unico collaboratore del genio partenopeo quando incise l’audio della sua Tempesta in dialetto interpretando tutti i personaggi maschili) riflessi poetici che s’infrangono sulle storie di vita vissuta dei personaggi e capaci di mettere le ali al cuore alla ragione (Rubini dixit).
Elegante e semplice, volutamente fuori moda e un poco sentenzioso in qualche dialogo, La stoffa dei sogni è un bell’esercizio di stile sull’arte dell’attore e sul potere della parola. In tempi come questi un balsamo artistico da gustare a lungo. A impreziosire la pellicola l’ultima apparizione di Luca De Filippo nei panni del Capitano. Nelle sale dal 1 dicembre distribuito da Microcinema
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