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mercoledì 19 ottobre 2016
di Claudio Fontanini
Goodbye Berlin
Alice nella Città propone il bel film di Fatih Akin: inno al coraggio e all’intraprendenza giovanile
I film più belli di questa undicesima Festa del cinema di Roma arrivano da Alice, la sezione dedicata al cinema per ragazzi (ma ne esiste uno poi?). Dopo il bellissimo Captain Fantastic di Mark Ross con Viggo Mortensen padre alternativo e antitecnologico ecco questo magnifico e toccante Goodbye Berlin di Fatih Akin.
Tratto dal bestseller di Wolfgang Herrndorf e diretto con brio ed inventiva dal regista de “La sposa turca” (Orso d’Oro a Berlino nel 2003) e “Soul Kitchen” (Premio speciale della Giuria a Venezia 2009), il film è un inno al coraggio e all’intraprendenza giovanile che si fa manifesto di controcultura.

Un film nel quale non si chatta e non si usa facebook e si getta il telefono cellulare dal finestrino di un’auto rubata in viaggio verso la scoperta di se stessi e della vita- quella vera e non virtuale- merita già un premio e il nostro applauso incondizionato.
Se poi la storia di questi due impagabili quattordicenni in fuga dalla realtà (il film somiglia molto per tematiche e ambientazioni al recente “Microbo & Gasolina” di Michel Gondry) mette in scena anche le proiezioni mentali e i bisogni nascosti di una generazione costretta a crescere in solitaria allora siamo di fronte a uno dei film più riusciti sull’adolescenza degli ultimi anni.

Per Maik la vita a Berlino non è davvero tutta rose e fiori. Famiglia disfunzionale alle spalle (la madre beve vodka persino ai cambi campo di una partita a tennis ed è pronta per una nuova disintossicazione in clinica mentre il padre parte per un viaggio d’affari- dice- con la bellissima segretaria diciottenne), brutti voti a scuola e nemmeno l’invito della sua bellissima compagna di classe che ama in silenzio.
L’arrivo in aula di Tschick, un immigrato russo con l’aria e i modi da duro che si ritrova come compagno di banco, gli cambierà la vita.

Ed eccoli in una estate di scoperte e avventure, in fuga con una vecchia auto rubata diretti verso la Valacchia, una sorta di terra promessa dove vive il nonno russo dell’immigrato. Inizia da qui uno scoppiettante road movie che tra strani incontri e confessioni a cuore aperto porterà i due ragazzini a scoprirsi diversi, fuori e dentro di se. Baffi finti e pizze surgelate nello zaino, bambini sapientoni (irresistibile la sequenza dell’incontro con la famigliola contadina che offre il pranzo ai due ragazzi) e una musicassetta di Richard Clayderman.

Nomi tracciati con le gomme dell’auto su un campo da arare e benzina da rubare, una ragazza ‘alternativa’ incontrata in una discarica e diretta a Praga e colpi di pistola al ralenty (da applausi l’immaginaria uccisione del padre e della segretaria ad opera di Mark con pollice e indice puntati) per 93’ di educazione sentimentale e alla vita nei quali si ride a crepapelle, ci si commuove e si ritorna ragazzi. Magari dandosi appuntamento fra 50 anni davanti ad una roccia sulla quale si sono impresse le proprie iniziali. Da non perdere.    


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