La moda come strumento di vendetta: se la fantasia non ha limiti il cinema, fortunatamente per noi, ne ha ancora meno e ci regala un film, The Dressmaker (La sarta), davvero sui generis quanto a storia, ambientazioni, personaggi. Tratto dal romanzo d’esordio di Rosalie Ham, The Dressmaker è una commedia dark stravagante, bizzarra, divertente diretta da Jocelyn Moorhouse (Istantanee) con protagonista una burrosa Kate Winslet nel ruolo di un’affascinante e talentuosa stilista dal passato oscuro. Australia, anni ’50. Tilly Dunnage, dopo anni trascorsi negli atelier parigini, decide di far ritorno a Dungatar, suo paesino di origine. Sono passati 20 anni da quando Tilly ancora bambina ha dovuto abbandonare la sua città natale in seguito a un tragico evento di cui è stata accusata.
Ora però è tornata per prendersi cura di Molly, la madre eccentrica che la rifiuta e si vergogna di lei. Il ritorno di Tilly fa vacillare il precario equilibrio della comunità; la giovane sente di essere stata accusata ingiustamente ma non ha un chiaro ricordo dell’accaduto. Gli abitanti, attratti dalle sue creazioni, la aiuteranno a ricostruire il mosaico della verità; in questo percorso si innamora di Teddy, riesce a riannodare il filo di affetto che la lega alla madre e fa piazza pulita dei suoi odiosi concittadini. Per il personaggio di Tilly la scrittrice Rosalie Ham si è ispirata a sua madre, sarta di professione, assai apprezzata per il suo lavoro ma in quanto donna separata oggetto di pettegolezzi.
Tra una carrellata di abiti conturbanti dalle tinte vivaci, in primis quello rosso fuoco accessoriato di tacco 12 e occhiali scuri che indossa durante la partita di football, il premio Oscar Kate Winslet anima una donna fortissima con un passato drammatico e in cerca di riscatto. La sua Tilly si muove con grande disinvoltura e buona dose di charme: crea abiti sontuosi ed eleganti in linea con le differenti personalità delle sue strambe e odiose concittadine, asseconda la loro vanità e consapevole del potere di trasformare le persone se ne serve per vendicarsi delle angherie e soprusi subiti ingiustamente.
Una difficile prova in cui Tilly deve affrontare e risolvere un passato scomodo, pieno di segreti e molto doloroso; ci riuscirà grazie all’aiuto di sua madre Molly (la brava Judy Davis attiva nei film di Woody Allen), emarginata come lei dalla comunità e di Teddy (il bellissimo Liam Hemsworth visto in Hunger Games I e II), un giovane del luogo dall’animo gentile che si innamora di lei. Buono il lavoro fatto dalla regista, che è anche sceneggiatrice, sulle sfumature emotive dei numerosi personaggi che compongono la piccola comunità di Dungatar bigotta, ottusa, pettegola e per niente socievole. In questa battaglia a colpi di ago e filo in cui i bellissimi abiti assumono il ruolo di co-pratagonisti, la trasformazione degli abitanti rivela la pochezza e l’aridità dei loro cuori.
Tutti hanno i loro fantasmi nell’armadio che l’arrivo di Tilly costringerà a riesumare. Sullo sfondo di un paesaggio lunare, duro, aspro in un atmosfera volutamente western (ispirata ai film di Sergio Leone) per l’aurea di leggenda che circonda tutto l’insieme, l’originale, stramba vicenda assume tratti inconfondibilmente shakesperiani (frequenti le citazioni del Bardo) laddove il pathos di fondo si stempera nell’ironia, il dramma nella commedia. Nelle sale dal 28 aprile distribuito da Eagle Pictures
NOTE: La costumista Marion Boyce ha realizzato oltre 350 costumi per il cast mentre gli abiti di Tilly sono stati disegnati da Margot Wilson su ispirazione degli stilisti europei degli anni ’50 epoca in cui è ambientato il film. Alcuni costumi vengono da collezioni private internazionali.
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