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domenica 24 gennaio 2016
di José de Arcangelo
TI GUARDO
Dal racconto di Guillermo Arriaga, l’opera prima di Lorenzo Vigas vincitore alla Mostra di Venezia
Leone d’Oro alla 72a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, esce in Italia in anteprima mondiale Ti guardo ovvero “Desde allà” (‘Da là’, che sta per ‘da lontano’), una sorprendente opera prima del venezuelano Lorenzo Vigas. Certo, come capita spesso, non tutti sono d’accordo con la giuria veneziana, anche
Leone d’Oro alla 72a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, esce in Italia in anteprima mondiale Ti guardo ovvero “Desde allà” (‘Da là’, che sta per ‘da lontano’), una sorprendente opera prima del venezuelano Lorenzo Vigas.
Certo, come capita spesso, non tutti sono d’accordo con la giuria veneziana, anche perché i precedenti esordi che hanno ottenuto uno dei più importanti riconoscimenti del mondo al Lido vanno dal folgorante L’infanzia di Ivan del giovane Andrej Tarkovskij (1962) a Il ritorno di Andrej Zvyagintzev (2003), entrambi russi.

Stavolta si tratta di un melodramma contemporaneo, intenso e potente, complesso e toccante, incentrato su un uomo incapace di amare per parlare e riflettere non solo su omosessualità maschile e sul rapporto padre-figlio, ma lo fa in una società che ha dimenticato sentimenti come amore e amicizia, solidarietà e rispetto reciproco.
In un terzo millennio in cui ci sorprendiamo quando scopriamo che i ragazzini si prostituiscono ‘per nulla’ (i più inutili ‘oggetti’ di consumo), e non solo quelli delle classi sociali più basse.

Una storia – sceneggiata dallo stesso regista e tratta da un racconto del collega messicano Guillermo Arriaga - dalle atmosfere che ricordano il primo Pasolini, che il regista ammette di considerare uno dei suoi maestri insieme al francese Robert Bresson, soprattutto quello di “Pickpocket”.
Un neorealismo da terzo millennio, abbagliante e degradante, attraente e respingente al tempo stesso.

Infatti, Armando (il grande attore cileno Alfredo Castro, feticcio di Pablo Larrain) non sa amare, sfugge il contatto fisico (non ama toccare né essere toccato), si limita a ‘guardare’ i giovani che si spogliano per denaro, ma forse vorrebbe farlo quando incontra Elder, ragazzo di strada (davvero, Luis Silva, non professionista al suo esordio) di Caracas. Non a caso tra loro si instaura un legame che sfugge alle definizioni e al pregiudizio.
Due mondi apparentemente in contrasto ma uniti da uno stesso tormento (la mancanza di affetto), si incontrano-scontrano in uno strano rapporto padre-figlio, in un amore proibito che nasconde un segreto…

Armando è un uomo incapace di relazionarsi con gli altri – dice Vigas, figlio d’arte, suo padre è un famoso pittore -. Il titolo in spagnolo significa ‘da lontano’ e si riferisce alla distanza tra Armando e i suoi desideri, il fatto che deve ‘guardare’ ma non ‘toccare’. Ha un significato anche nella relazione tra lui e l’uomo anziano, la sua ossessione a distanza. Mi piaceva molto l’idea di fare un film che parla di un uomo che non riesce a connettersi con il mondo che lo circonda”.
E questo viene esaltato da una città protagonista sempre presente e ingombrante però fantasmagorica; spesso indefinita, sfuocata ma rumorosa (la colonna sonora sono i suoi rumori umani e meccanici ma non la musica) e caotica.

Da quando ho realizzato il corto Los elefantes nunca olvidan (t.l. Gli elefanti non dimenticano mai) – aggiunge l’autore -, ho studiato le conseguenze dei traumi genitoriali e questo cortometraggio parlava dei sentimenti di vendetta di due bambini, un fratello e una sorella, nei confronti del loro padre aguzzino. ‘Ti guardo’ esplora gli stessi sentimenti da un altro punto di vista: i legami tra Armando e Elder che si rafforzano grazie alla mancanza di una figura di riferimento per entrambi e la relazione tra Armando e il padre assente. Tutti questi elementi danno la composizione psicologica del film”.

Per poter apprezzare e amare questo film, bisogna lasciarsi coinvolgere poco a poco, accettare i suoi personaggi e una realtà che in fin dei conti non sono così lontani come sembrano, anzi, visto che riflette una sensazione di disagio e solitudine, di insoddisfazione e mancanza che, forse, appartiene a tutti.
Nel cast anche Jericò Montilla (Amelia), Catherina Cardozo (Maria), Marcos Moreno (Manuel), Jorge Luis Bosque (Fernando), Felipe Masiani (Javier Marcano), Auffer Camacho (Mermelada), Ivan Pena (Yoni), Greymer Acosta (Palma), Joretsis Ibarra (Deysi) e Jeralt Jiménez (ragazzo sull’autobus). Il direttore della fotografia è Sergio Armstrong e la montatrice Isabela Monteiro de Castro, entrambi brasiliani; i produttori Michel Franco e Gabriel Ripstein, con Arriaga, messicani; quindi si tratta veramente di una coproduzione veramente latino-americana.

Nelle sale italiane dal 21 gennaio distribuito da Cinema di Valerio De Paolis

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