Premiata nell’illustre sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes e proposta all’Oscar per il miglior film straniero dall’Islanda, arriva in Italia l’opera seconda scritta e diretta da Grìmur Hakonarson (tra corti e documentari, “Summertime”, 2010), Rams – Storia di due fratelli e otto pecore. Un dramma inedito, sui toni della commedia nera, ambientato nel desolato Nord del paese, in una campagna dove sono pochi i segni della contemporaneità, dove gli unici mezzi di comunicazione con il resto del paese e del mondo sono il telefono a filo, la radio e la tivù, attraverso le quali si seguono soprattutto le previsioni del tempo e le notizie locali che riguardano la campagna e il gregge, visto che l’allevamento di ovini, fino alla fine del Novecento, ha costituito il mezzo principale di sostentamento della popolazione e una componente fondamentale della cultura contadina.
Un mondo a noi estraneo, forse bizzarro, venato di humour nero, dove spesso i rapporti più importanti sono quelli con le pecore, anziché con altri animali domestici e persino con i simili, soprattutto per chi vive da solo, a contatto con un territorio semi desertico, gran parte dell’anno coperto dalla neve. Inoltre, il film racconta la storia di due fratelli scapoli che, pur abitando in due case vicine e nella stessa fattoria di famiglia, non si parlano da 40 anni e sono addirittura rivali nell’allevamento delle pecore. Infatti, in una valle islandese isolata (Bardardalur), Gummi (Sigurdur Sigurjonsson) e Kiddi (Theodor Juliusson) vivono fianco a fianco, badando al gregge di famiglia, equamente diviso. I due fratelli vengono spesso premiati per le loro preziose pecore appartenenti a un ceppo antichissimo. Benché dividano la terra e conducano la stessa vita, Gummi e Kiddi non si parlano da quarant’anni, e quando a vincere è Kiddi, Gummi scopre che una malattia letale (la scrapie) ha colpito il gregge del fratello, minacciando l’intera vallata e denuncia il fatto. Le autorità decidono di abbattere tutti gli animali della zona per contenere l’epidemia.
Però Gummi, decide di proteggere e nascondere sette pecore e un ariete – non ancora contagiati - per salvare l’intero gregge. Scoperti e accerchiati dalle autorità, i due fratelli dovranno unire le forze per salvare la loro speciale razza ovina – e se stessi – dall’estinzione. E recuperare un rapporto interrotto da anni, forse, perché è proprio il loro mondo che sta scomparendo. “Il film è basato in buona parte sulle mie esperienze – afferma il regista - con la popolazione e la cultura rurali in Islanda. Entrambi i miei genitori sono cresciuti in campagna e mi ci spedivano tutte le estati, a lavorare, finché non ho compiuto 17 anni. Per questo credo di avere maturato una certa conoscenza delle storie, dei personaggi e della fisionomia di quelle zone. Sono sempre stato attratto dalle storie di campagna e ‘Rams’ non è il primo film che giro in quel contesto”.
Certo, Rams (Hrùtar) non è un film spettacolare né popolare, ma un ‘black dramedy’ esistenziale che ci invita a riflettere e a conoscere angoli del mondo nemmeno troppo lontani, sospesi nel tempo, dove la tecnologia non è nemmeno arrivata e in cui il freddo dell’ambiente ha congelato anche rapporti e sentimenti. Un aspro ritratto sostenuto da una coppia di grandi attori, popolarissimi in patria, che divino la scena con non professionisti del posto dove il film è stato girato. Nelle sale italiane dal 12 novembre distribuito da Bim Film |