Una coppia di attori straordinari (Charlotte Rampling e Tom Courtenay meritatamente premiati con l’Orso d’argento all’ultimo Festival di Berlino), una storia di sentimenti ed emozioni represse che affiorano improvvise sul viale del tramonto, un film intimo e dolente che scava nell’animo di personaggi e spettatori con la potenza del grande cinema. Quello dove gli unici effetti speciali sono quelli del cuore. Una vita tranquilla nella campagna inglese, le passeggiate col cane, le attenzioni e le cure amorevoli di una coppia solida: Kate e Geoff si apprestano a festeggiare i 45 anni di matrimonio (i 40 sono saltati a causa della malattia di lui) ma a pochi giorni dall’atteso evento ecco incrinarsi qualcosa.
Arriva una lettera indirizzata a Geoff: è stato ritrovato in un ghiacciao il corpo intatto di Katya, la sua prima fidanzata finita dispersa negli anni ’60 durante un’escursione con lui. Ed ecco che a poco a poco quel fantasma d’amore giovanile si trasforma in una vera e propria ossessione che spinge Kate ad interrogarsi sul senso della vita trascorsa accanto al marito.
Con uno sconcertante segreto da non rivelare che viene a galla durante una ricerca in soffitta e che forse minerà per sempre quello che resta di quella coppia senza figli. Kierkegaard e i Platters, gite in battello e anelli di legno da scambiarsi come promesse d’amore per l’eternità, cambiamenti climatici e sesso over 70 (“Spero di ricordarmi come si fa” dice Geoff alla moglie), fiori in un vecchio diario, orologi in vetrina e fabbriche in trasformazione in un film che quantifica con uno studio psicologico di grande finezza il prezzo dei ricordi.
Scandito temporalmente da un lunedì a un sabato (il giorno dell’anniversario) il magnifico film di Andrew Haigh è un inesorabile rendez-vous sul tempo che passa (“La perdita di uno scopo è la cosa peggiore della vecchiaia” afferma Geoff) con quella donna che s’interroga sul suo ruolo (“Sono stata all’altezza?”) in relazione all’amara scoperta (“Ha contaminato tutta la nostra vita” dice dolente la Rampling immaginando che tutto fosse stato vissuto come surrogato di quel vecchio amore scomparso).
Con i momenti belli che svaniscono nella memoria (“Curioso come ci scordiamo le cose che ci rendono felici”) e un ballo finale a metà tra riconciliazione e allontanamento definitivo. Uno di quei film dove sembra che non accada nulla e invece accade tutto con sguardi, tocchi impercettibili e traiettorie di anime inquiete alle quali danno corpo due attori impagabili. Una lezione di misura stilistica e di recitazione. Non perdete la versione originale.
Nelle sale dal 5 novembre con TEODORA
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