Da un cortometraggio reduce di svariati festival internazionali (dal Telluride all’Interfilm Berlin 2005) e altrettanti premi, il lungometraggio Babadook dell’australiana Jennifer Kent che prende spunto da un personaggio negativo (per spaventare i bambini) presente in tutte le culture, conosciuto da noi come l’uomo nero, in altre latitudini come l’uomo del sacco (dove porta via i bambini), e ha come riferimento
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Da un cortometraggio reduce di svariati festival internazionali (dal Telluride all’Interfilm Berlin 2005) e altrettanti premi, il lungometraggio Babadook dell’australiana Jennifer Kent che prende spunto da un personaggio negativo (per spaventare i bambini) presente in tutte le culture, conosciuto da noi come l’uomo nero, in altre latitudini come l’uomo del sacco (dove porta via i bambini), e ha come riferimento l’horror psicologico e realistico di Polanski (da “Repulsion” a “Rosemary’s Baby”). E’, infatti, un thriller psicologico che indaga nella mente di una madre divisa tra un profondo dolore (la morte violenta e precoce del marito) e l’amore altrettanto profondo per il figlio nato nello stesso momento della perdita.
Una storia che può essere inserita in quella serie di inspiegabili raptus di follia in cui amorevoli madri sono - presunte o meno - omicide o quanto meno causa involontaria della morte dei loro adorati bambini. Partendo dal suo cortometraggio, il premiato Monster, la sceneggiatrice/ regista ha messo a punto la sceneggiatura della sua opera prima al Binger Lab di Amsterdam con l’aiuto di Screen NSW e Screen Australia, e ha realizzato il lungo a sua volta apprezzato e premiato in tutto il mondo, tant’è che lo stesso Stephen King l’ha definito “profondamente disturbante”.
Sei anni dopo la morte violenta del marito, Amelia (un’intensa Essie Davis) è ancora in lutto e lotta per dare un’educazione al figlio ribelle di sei anni, Samuel (Noah Wiseman, sorprendente), un bambino che tende apparentemente a proteggere ma che, forse, non riesce ad amare fino in fondo. Ma i sogni di Samuel sono tormentati da un mostro venuto per uccidere entrambi, e quando l’inquietante fiaba di Babadook appare in casa, il bambino si convince che sia lui la creatura che ha sempre sognato, i suoi incubi e le sue allucinazioni diventano incontrollabili e lui stesso sempre più violento. La madre, spaventata dal comportamento del figlio, è costretta a fargli prendere dei farmaci, ma a quel punto Amelia comincia a percepire una sinistra presenza e…
Quindi siamo di fronte ad un angosciante e inquietante thriller orrorifico che fa leva sulle paure più ancestrali e nascoste, un viaggio nei meandri della mente umana percossa dal dolore, e che ci spinge a ricordare il grande pittore spagnolo Francisco Goya che diceva - e ha intitolato una sua opera - “il sonno della ragione genera mostri”, anche perché in spagnolo ‘sueño’ ha il duplice significato di sonno e sogno, quindi incubo. “Mi affascina molto – dice la regista – ciò che succede alle persone quando reprimono i propri sentimenti, specialmente la sofferenza. La repressione di questi sentimenti può funzionare per un breve periodo, forse anche per alcuni anni, ma alla fine la verità viene a galla”. Terribilmente.
Nelle sale italiane dal 15 luglio distribuito da Koch Media
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