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giovedì 26 marzo 2015
di José de Arcangelo
Ho ucciso Napoleone
Convince a metà l’opera seconda di Giorgia Farina con Micaela Ramazzotti versione dark lady
Giorgia Farina firma la sua opera seconda, dopo il brillante debutto con Amiche da morire (tre milioni di spettatori al primo passaggio televisivo su Raiuno, qualche giorno fa), e prosegue sulla scia della commedia nera, ma non troppo, sicuramente al femminile e in salsa thriller, con qualche accenno all’attualità. Ho ucciso Napoleone è anche una commedia su misura per un’inedita Micaela Ramazzotti versione dark lady gelida e sofisticata come l’accurata cornice e le atmosfere, tra Almodovar e Hollywood.
In sole 24 ore la vita di Anita (Ramazzotti), single e brillante manager in carriera, viene spazzata via da uno tsunami di guai. Perde in un sol colpo lavoro, amore (anzi sesso), futuro. E si ritrova sull’altalena di un parco giochi davanti all’azienda farmaceutica da cui è stata licenziata in tronco e incinta del suo capo, Paride (Adriano Giannini), suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia, of course.

Ma Anita è come un ‘sofficino congelato’, per conservarsi si è fatta fredda, glaciale. Senza scendere a compromessi, pretende che tutto torni come prima, il suo lavoro, la sua vita, la sua libertà di single senza figli. E perché ciò accada è necessario progettare una vendetta raffinata e senza scrupoli.
Però a volte succede che anche un piano perfetto crolli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l’imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio (Libero De Rienzo). Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo e scongelare il sofficino/cuore. Grazie anche all’amicizia e la solidarietà di ‘un’armata Brancaleone’ di periferia al femminile capeggiata da Olga (Elena Sofia Ricci), spacciatrice di pasticche, con al seguito Gianna (Iaia Forte), cliente e amica con problemi di peso, non solo; Enrica (Thony) nevrotica ma attenta e ambiziosa, aspirante avvocato di successo; Filippa (Monica Nappo).

In apertura del film la regista cita Nietzsche: “Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo”, e poi lei stessa aggiunge: “Volevo raccontare una donna diversa nel cinema italiano, il cui unico riferimento è sicuramente ‘La ragazza con la pistola (di Mario Monicelli con Monica Vitti, 1968 ndr.), è un elemento disturbatore e, forse, l’unica vendicativa del nostro cinema. Dare un’anima ad un personaggio così moderno e diverso che ad un primo sguardo può addirittura risultare sgradevole, non è un compito facile. Con Federica Pontremoli (la co-sceneggiatrice ndr.) abbiamo lavorato per molti mesi, la nostra più grande scommessa è stata quella di concentrarci sulle psicologie dei protagonisti; proprio come Anita, abbiamo lavorato sui loro punti forti e deboli per renderli veri, giusti o sbagliati che siano”.

E’ una diavolessa, un satanasso – ribatte la Ramazzotti fredda, algida e anche scandalosa; a modo suo detesta la famiglia melensa, bambini e uomini, la sua solitudine è creatività sul lavoro e la scalata al potere, al successo, tutto ciò viene fuori da una ferita dell’anima, da una famiglia incasinata che è artefice di figli infelici. Anita non si lagna, non si piange addosso, non è edificante, non viene licenziata perché incinta, ma perché è perfida, una matematica dalla grande lucidità”.
La vendicatrice non era l’immagine di partenza – afferma la Pontremoli -, bensì una persona in difficoltà che deve riappropriarsi della propria vita toltale ingiustamente, mossa dalla sete di giustizia, lei si è creata così com’è, e fa ogni sforzo per arrivarci. Lei ad un certo punto si rende conto che l’ingiustizia è stata compiuta a causa sua. Si è imposta una rigidità, un’antipatia che, nel percorso per ottenere quello che voleva, le si è rivoltata contro”.

Comunque, è una commedia che divide la critica  e forse anche il pubblico - per esempio, a noi ha convinto di più l’opera precedente, forse, perché più ‘genuina’ e coerente nella narrazione fino in fondo, mentre Ho ucciso Napoleone (il titolo si riferisce a un pesciolino rosso) parte bene, proprio come una vera, sofisticata, Dark Comedy, mentre andando avanti col mix di generi perde colpi e ritmo, anche se non risparmia graffi e cinismo, e riserva un colpo di scena in sotto finale da non svelare.
Considero Anita e i due protagonisti maschili – conclude la Farinacome personaggi molto moderni, sono fragili e doppi. Nessuno nel film è come sembra”.
Merito della giovane regista è quello di tentare nuove strade nel nostro cinema e scommettere sulla commedia, ottenendo il meglio di un cast corale intorno alla Ramazzotti e, della troupe che offre al film un’ottima e azzeccata cornice.

Nelle sale dal 26 marzo presentato da 01 Distribution in 250 copie

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http://www.01distribution.it

 
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