Giorgia Farina firma la sua opera seconda, dopo il brillante debutto con Amiche da morire (tre milioni di spettatori al primo passaggio televisivo su Raiuno, qualche giorno fa), e prosegue sulla scia della commedia nera, ma non troppo, sicuramente al femminile e in salsa thriller, con qualche accenno all’attualità. Ho ucciso Napoleone è anche una commedia su misura per un’inedita Micaela Ramazzotti versione dark lady gelida e sofisticata come l’accurata cornice e le atmosfere, tra Almodovar e Hollywood. In sole 24 ore la vita di Anita (Ramazzotti), single e brillante manager in carriera, viene spazzata via da uno tsunami di guai. Perde in un sol colpo lavoro, amore (anzi sesso), futuro. E si ritrova sull’altalena di un parco giochi davanti all’azienda farmaceutica da cui è stata licenziata in tronco e incinta del suo capo, Paride (Adriano Giannini), suo amante clandestino, sposato e padre di famiglia, of course.
Ma Anita è come un ‘sofficino congelato’, per conservarsi si è fatta fredda, glaciale. Senza scendere a compromessi, pretende che tutto torni come prima, il suo lavoro, la sua vita, la sua libertà di single senza figli. E perché ciò accada è necessario progettare una vendetta raffinata e senza scrupoli. Però a volte succede che anche un piano perfetto crolli di fronte all’imprevisto, soprattutto se l’imprevisto ha le sembianze di un timido e goffo avvocato di nome Biagio (Libero De Rienzo). Nel frattempo Anita cresce, la sua pancia cresce e cresce dentro di lei la capacità di aprirsi al mondo e scongelare il sofficino/cuore. Grazie anche all’amicizia e la solidarietà di ‘un’armata Brancaleone’ di periferia al femminile capeggiata da Olga (Elena Sofia Ricci), spacciatrice di pasticche, con al seguito Gianna (Iaia Forte), cliente e amica con problemi di peso, non solo; Enrica (Thony) nevrotica ma attenta e ambiziosa, aspirante avvocato di successo; Filippa (Monica Nappo).
In apertura del film la regista cita Nietzsche: “Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo”, e poi lei stessa aggiunge: “Volevo raccontare una donna diversa nel cinema italiano, il cui unico riferimento è sicuramente ‘La ragazza con la pistola (di Mario Monicelli con Monica Vitti, 1968 ndr.), è un elemento disturbatore e, forse, l’unica vendicativa del nostro cinema. Dare un’anima ad un personaggio così moderno e diverso che ad un primo sguardo può addirittura risultare sgradevole, non è un compito facile. Con Federica Pontremoli (la co-sceneggiatrice ndr.) abbiamo lavorato per molti mesi, la nostra più grande scommessa è stata quella di concentrarci sulle psicologie dei protagonisti; proprio come Anita, abbiamo lavorato sui loro punti forti e deboli per renderli veri, giusti o sbagliati che siano”.
“E’ una diavolessa, un satanasso – ribatte la Ramazzotti – fredda, algida e anche scandalosa; a modo suo detesta la famiglia melensa, bambini e uomini, la sua solitudine è creatività sul lavoro e la scalata al potere, al successo, tutto ciò viene fuori da una ferita dell’anima, da una famiglia incasinata che è artefice di figli infelici. Anita non si lagna, non si piange addosso, non è edificante, non viene licenziata perché incinta, ma perché è perfida, una matematica dalla grande lucidità”. “La vendicatrice non era l’immagine di partenza – afferma la Pontremoli -, bensì una persona in difficoltà che deve riappropriarsi della propria vita toltale ingiustamente, mossa dalla sete di giustizia, lei si è creata così com’è, e fa ogni sforzo per arrivarci. Lei ad un certo punto si rende conto che l’ingiustizia è stata compiuta a causa sua. Si è imposta una rigidità, un’antipatia che, nel percorso per ottenere quello che voleva, le si è rivoltata contro”.
Comunque, è una commedia che divide la critica e forse anche il pubblico - per esempio, a noi ha convinto di più l’opera precedente, forse, perché più ‘genuina’ e coerente nella narrazione fino in fondo, mentre Ho ucciso Napoleone (il titolo si riferisce a un pesciolino rosso) parte bene, proprio come una vera, sofisticata, Dark Comedy, mentre andando avanti col mix di generi perde colpi e ritmo, anche se non risparmia graffi e cinismo, e riserva un colpo di scena in sotto finale da non svelare. “Considero Anita e i due protagonisti maschili – conclude la Farina – come personaggi molto moderni, sono fragili e doppi. Nessuno nel film è come sembra”. Merito della giovane regista è quello di tentare nuove strade nel nostro cinema e scommettere sulla commedia, ottenendo il meglio di un cast corale intorno alla Ramazzotti e, della troupe che offre al film un’ottima e azzeccata cornice.
Nelle sale dal 26 marzo presentato da 01 Distribution in 250 copie |