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giovedì 22 gennaio 2015
di José de Arcangelo
DIFRET
Film candidato all’Oscar, tratto da una toccante storia vera e premiato al Sundance e alla Berlinale
Prodotto da Angelina Jolie e tratto da una storia vera, un sobrio dramma di denuncia senza retorica né pietismo di sorta che approda direttamente dall’Etiopia: “Difret - Il coraggio per cambiare” di Zeresenay Berhane Mehari con due intense protagoniste: Meron Getnet e Tizita Hagere. Candidato all’Oscar per il miglior film straniero, racconta la storia di due donne coraggiose
Prodotto da Angelina Jolie e tratto da una storia vera, un sobrio dramma di denuncia senza retorica né pietismo di sorta che approda direttamente dall’Etiopia: Difret - Il coraggio per cambiare di Zeresenay Berhane Mehari con due intense protagoniste: Meron Getnet e Tizita Hagere. Candidato all’Oscar per il miglior film straniero, racconta la storia di due donne coraggiose che devono affrontare la tradizione (maschilista) per far valere i loro diritti, nonostante siano, in teoria, protette dalla legge. Ha ottenuto il premio del pubblico al Sundance, alla 64° Berlinale e ai festival du Nouveau Cinema e Amsterdam.

Una delle due protagoniste è Meaza Ashenafi, insignita nel 2003 premio Nobel africano (The Hunger Projects Prize) per il suo impegno a difesa dei diritti delle donne in Etiopia.
Ecco la storia. 1996: a sole tre ore da Addis Abeba, la quattordicenne Hirut (Hagere), mentre sta tornando a casa da scuola, viene rapita da un gruppo di uomini armati a cavallo.
Dopo essere stata stuprata da Tadele, la sveglia ragazzina riesce a fuggire uccidendo l’ideatore del rapimento nonché suo ‘aspirante promesso sposo’. Infatti, nel loro villaggio, come nel resto del paese, è questa una delle tradizioni più antiche e radicate, e la ribellione di Hirut non le lascia possibilità di scampo.

Nella capitale, la giovane avvocato, Meaza Ashenafi (Getnet), si batte con tenacia e determinazione per difendere i diritti dei più deboli – e soprattutto delle donne – nell’Andenet, un’associazione di donne avvocato che offre assistenza legale gratuita a quelli che non se la possono permettere. Il suo obiettivo è far rispettare la legge ufficiale, rendendo così inefficaci le decisioni prese, secondo arcaiche tradizioni, dai consigli popolari gestiti dagli anziani.
A questo punto Meaza cerca con ogni mezzo di farsi affidare il caso della ragazzina per dimostrare che ha agito per legittima difesa e salvarla dalla condanna a morte, decretata dai familiari del defunto o dal carcere a vita imposto dalla legge. Una battaglia lunga e dura ma che avrà, per la prima volta, un risultato positivo.

Un toccante dramma che scava tra le pieghe delle convenzioni sociali – sono passati appena  cinquant’anni dal cosiddetto delitto d’onore (messo in luce da Divorzio all’italiana di Pietro Germi) e da un simile ‘sistema’ che imperava in Sicilia, non solo -, denunciando una forma di patriarcato aggressivo e consolidato che, in Etiopia e in altri paesi dell’Africa e dell’Asia, continua a perpetuare pratiche discriminatorie aberranti nei confronti delle donne.
La pellicola racconta anche di un paese in via di trasformazione che, nonostante i cambiamenti in atto, deve ancora lottare per il raggiungimento di una vera parità di diritti tra uomo e donna.

Non a caso, il regista – formatosi negli Stati Uniti proprio in quelli anni – ha voluto fare un film totalmente etiopico, girando sul posto con cast e gran parte della troupe locale.
Ed è riuscito a raccontare la storia in modo coinvolgente, facendo parlare i suoi protagonisti ed evitando il pamphlet e i discorsi politici, così come gli episodi inutili e i tempi morti. In poco più di novanta minuti, condensa una vicenda personale e legale in modo asciutto e commovente al punto giusto.

Mettere in discussione tradizioni antiche – dice il regista – è sempre una sfida. Il passaggio dal vecchio al nuovo non è mai semplice. Causa sempre turbolenze e disorienta.
Con questo film spero di aver fatto un po’ di chiarezza, mostrando come, con il venir meno delle credenze nelle vecchie tradizioni, le condizioni di vita delle persone possono migliorare. Capire questa connessione come può cambiare il modo di rapportarsi delle persone con la tradizione nella vita di tutti i giorni, contribuirà a formare
l’Etiopia del futuro”.
Nell’efficace cast anche Harege Woin (Membere Yohannes), Shetaye Abreha (Etaferaw Teshager), Mekonen Laeake (sig. Assefa) e Meaza Tekle (sig.ra Assefa). La fotografia è firmata da Monika Lenczewska, mentre il montaggio è di Agnieszka Glinska e le musiche di David Schommer e David Eggar.

Nelle sale italiane dal 22 gennaio distribuito da Satine Film

 
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Foto dall’Ufficio Stampa

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