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giovedì 11 settembre 2014
di Silvia Di Paola
LA NOSTRA TERRA "LIBERA"
Anche Accorsi e Rubini nel film di Giulio Manfredonia ispirato all’associazione di Don Ciotti
La nostra terra da difendere. Dalle mafie innanzitutto. Finalmente un film che ce lo ricorda. E’ ’La nostra terra’, firma Giulio Manfredonia e interpretano Stefano Accorsi, impegnato uomo che nulla sa di cultura meridionale e Sergio Rubini uomo che solo sa di terra e di polvere e di mafia subita. Punto di partenza? “Direi che vuole essere un film che racconti la grande esperienza delle cooperative
La nostra terra da difendere. Dalle mafie innanzitutto. Finalmente un film che ce lo ricorda. E’ La nostra terra, firma Giulio Manfredonia e interpretano Stefano Accorsi, impegnato uomo che nulla sa di cultura meridionale e Sergio Rubini uomo che solo sa di terra e di polvere e di mafia subita.
Punto di partenza? “Direi che vuole essere un film che racconti la grande esperienza delle cooperative costruite e nate sulle terre confiscate dalle mafie e le prime presentazioni, da Milano il 15 ma in tante altre città in diretta satellitare, sono previste con don Luigi Ciotti, presidente di Libera, da cui il film prende spunto".

"Ho tentato di raccontare che il bene e il male esistono ma che non ci sono cattivi da una parte e buoni dall’altra, che schierarsi è un percorso culturale e la realtà del Sud è davvero complessa. Troppo per capirla da lontano. Ho tentato di avvicinarmi a questa storia, fatta di storie vere vissute da tante persone e non racconto di una mafia specifica ma di una mentalità, di un modo di intendere la vita e di lotta alla mafia fatta con melanzane e pomodori. E’ una realtà. E’ quella del volontariato inteso in senso più largo ed è un modo di raccontare in modo leggero esperienze molto faticose , anche perchè nelle cooperative antimafia si fatica ma si ride anche molto, si riesce  a sorridere”.

Così il regista che ha molto girato prima di cominciare sul set: “Siamo stati molto in giro, in Sicilia, alla cooperativa Placido Rizzotto, poi vicino a Brindisi a Mesagne e la situazione era simile a quella raccontata nel film: la cooperativa in terra confiscata stava a un passo dalla casa dove il boss stava agli arresti domiciliari”.
In uscita adesso, al di fuori e a distanza da ogni festival. E’ casuale? “A me interessa mettermi a confronto con gli spettatori , al di là dei festival. Perchè è un problema per i film italiani andare a un festival. Volevamo evitare di andare in giro a proporci e poi magari non essere presi. Spero che questo film piaccia e soddisfi invece pubblici diversi”.

Ma che cosa sapevano di Libera i due protagonisti?
Conoscevo Libera solo in modo indiretto, da giornali e media - risponde Accorsi - Ho avuto modo di avvicinarmi e capire le vere difficoltà oggettive dell’associazione prima del film. Ho scoperto il dietro le quinte, utile per affrontare questo film e il mio personaggio di cui poi abbiamo estremizzato i conflitti, facendone un uomo costretto ad andare in prima linea senza esserne tagliato. Lui è un ansioso che viene dal mondo ordinato del Nord e si sente davvero come un pesce fuor d’acqua in un profondo Sud senza leggi e regole. Per lui tutti gli ostacoli diventano dei pretesti per migliorare, delle vere occasioni, per cui diciamo che l’arco della sua storia racconta qualcosa che mi sta a cuore".

"Del resto non saprei dire perché scelgo un copione piuttosto che un altro. Qui mi piaceva l’idea di come è affrontato il rapporto tra volontariato e mafia ma anche la voglia di esplorare una corda nuova per me. Personaggio inedito e per me la molla della novità è fondamentale. Per non dire poi che non è cosi semplice trovare un bel copione e una storia necessaria”.
E Rubini: “Quando facevo da giovane il film su Fellini mi trovai in macchina con Mastroianni che raccontava che Marlon Brando stava da due mesi in camposanto per prepararsi al ruolo di un morto. Io ci penso spesso. Preparo anche io i personaggi stando accanto alla loro vita. Poi mio nonno era contadino, quindi non ho fatto molta fatica. Per il resto giudico positivamente il mio personaggio perchè si colloca in una zona grigia, ambigua che lo rende vero perché il Sud non è né solo un luogo violento, come dicono alcuni, né solo un luogo di gentile folclore come dicono altri. Il Sud è un luogo di contrasti, come tutti i luoghi e il mio personaggio sintetizza perfettamente tutto questo”.

Come è cambiato, se è cambiato, il loro rapporto con la terra?
E’ stato faticoso per me girare in campagna d’estate, quando fa caldo di giorno e freddo di inverno - dice Accorsi - Ero contento di tornare a Roma la sera dopo il set perchè ho un rapporto solo bucolico con la natura. Non so nulla del sudore che lavorare la terra implica, è un rapporto di dare e avere che io da cittadino vivo poco”.
A me invece ha dato tanto il rapporto con la natura - ammette la protagonista femminile Maria Rosaria Russo - perché ti cambia proprio il modo di pensare, di approcciarti alle cose. Mi ha cambiato del tutto. E’ un arricchimento anche se poi è bello tornare a casa”.


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